A
volte mi arriva di colpo
una
botta di tristezza
che
mi sbatte l'animo
e
mi imbottisce di pena.
Quindi,
mi sento appresso il macigno plumbeo
di
una dolorosa assenza.
Un'angoscia
che mi opprime il petto,
una
lapide che mi tiene ferma.
Provo
a sbarazzarmene
scuotendo
ogni membro
del
mio corpo dolente,
con
violenza,
come
se fosse neve cadutami addosso
che
a poco a poco mi gela.
Cerco
la leggerezza del niente
ma
trovo soltanto la pesantezza del piombo
che
attanaglia la mia volontà
lasciandola
tramortita
estenuata.
Non
riesco a scrollarla, maledetta,
quella
botta assurda di inaudita tristezza.
E
me la sento appiccicata
come
se fosse catrame.
Gli
arti impigriti, indolenziti,
smorti.
Mentre
le lacrime scivolano sulle guance
lasciandone
una scia di dolore.
E
ci provo tanta ma proprio tanta
impotenza…
Mi
sento indifesa, vulnerabile.
Piango,
piango, piango
fino
a disidratarmi,
fino
all’allagare nel mio pianto amaro.
Ed
è così che finalmente riesco a galleggiare
nel
mare immenso delle mie lacrime.
Poggio
i piedi sul fondale pantanoso del mio malessere.
Mi
spingo su con ferrea volontà,
con
determinazione, senza incertezza.
Uno
spiraglio di luce mi acceca.
La
inseguo con lo sguardo
al
tempo che risalgo veloce
fino
a sentire sul mio viso
lo
schiaffo rivitalizzante
dell’aria
fresca.
Anche
questa volta
ti
ho sconfitta, maledetta tristezza!
El Puerto de Santa María
(Cádiz)- agosto 2020
Nessun commento:
Posta un commento
Commenti / Comentarios