Impigliata in un vuoto di memoria
la tua assenza che un dì sembrò omicida
ormai remota e sopportabile.
Tra le pieghe irrisolute di un pensiero scandito,
mille volte ricorrente nel passato,
prigioniero della mia perseveranza
(ma anche quella annientasti a poco a poco),
pernottò quel ricordo tuo insistente
già inghiottito dall’oblio
con ingordigia quasi folle, irriverente.
Quando appresi che la vita ciò non era
poiché vivere di avanzi e rimasugli
altro non è che sopravvivenza.
E io, mio caro, amo la vita
al di sopra di ogni piccola evenienza.
Sappi che...
Nel momento in cui alzei gli occhi al cielo
e lo vidi diventare celestemente sereno,
malgrado qualche nuvola graziosa
che magari ci giocava
incurante di minacce sottointese
di un imminente temporale.
(Accanto a te sempre c’erano i piovaschi).
Il sole brillava possente
al di là dell’angoscia che il tuo amore volubile
capricciosamente mi infliggeva
oscurando l’orizzonte senza che potessi
farmene una ragione
del perché di tutta quella sofferenza.
Inutile e gratuita.
Eppure...
Il mio vuoto di memoria è assai più grande
della voglia di tradire ancor me stessa.
E allora...
Poso lo sguardo sul cielo,
fuori dal mio balcone che oggi sì
sprizza primavera.
Brilla il sole.
Qualche nuvola ci gioca,
che monella!
Le mie mani sono aperte,
le mie labbra sorridenti,
il mio cuore in via di guarigione.
La mia mente riposata, in ripresa.
Il mio vuoto di memoria
che a volte indietreggia,
oggi mi riporta la mia vita senza ombre.
E benché io pensi a te,
il dolore non trafigge più i miei sensi.
Convinta e consapevole
di chi sono
e di quello che non voglio.
Ibone-23 aprile 2020
Azulejo de Batalha- Portugal (fevereiro 2018)
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