A volte vorrei essere gatto per guardare la vita dalla finestra.
Restare per delle ore sdraiata al sole senza pensieri in testa.
Sentendo il calore dei suoi raggi baciandomi con amorevolezza.
A cosa pensano i gatti quando smarriscono lo sguardo in un orizzonte irraggiunginbile all’occhio umano ?
Ma i gatti... sognano? Ci vedono veramente quando ci guardano
o siamo solo l’ombra diffusa di un corpo vago che alleggia nel loro universo immaginario?
Vorrei inseguire una mosca fino a farla diventare la mia preda
e giocarci con le mie zampette senza nessuno scopo
al di là di dimostrare la mia destrezza.
Distrarmi con una qualunque banalità: un elastico, una pallina,
un oggetto senza importanza che faccia concentrare su di sé
tutta la mia attenzione durante un tempo illimitato.
Con l’agilità delle mie zampe,
con invidiabile flessibilità e dimestichezza,
saltare sull’armadio senza fare una piega,
senza nemmeno spettinarmi sfoggiando abilità e sveltezza
mentre da sotto, ammirati, gli umani mi contemplano a bocca aperta.
A volte vorrei essere gatto per cercare le carezze volute e
allontare dal mio pellame luccicante
con ferrea decisione,
perfino a rischio di apparire
scontrosa, superba, regale,
le mani indesiderate, le presenze invadenti,
i padroni non voluti.
Lambire invece con devozione la pelle di chi ne vale davvero la pena.
A volte vorrei essere gatto, un gatto domestico,
per passare le prossime sette vite
crogiolandomi nella spensieratezza.
5 aprile 2020 - Ibone
Obiwan Kenobi e Gaia - marzo 2020
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